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Calcio e Salute, la distorsione di caviglia
Prosegue il nostro "viaggio" nel mondo di tutti i possibili infortuni, legati all'attività agonistica professionistica e dilettantistica. La distorsione di caviglia ne è una tipologia piuttosto diffusa. Grazie al fisioterapista Alessandro Diomedi andremo a valutare tutti i dettagli della stessa
La caviglia è l’articolazione posta tra il piede e la gamba, è formata principalmente da tre ossa: Tibia, Perone e Astragalo. Le sue funzioni principali sono flettere ed estendere il piede (come quando solleviamo verso l’alto la punta o la portiamo verso il basso),prono-supinare e il movimento di inversione ed eversione. Non sono consentiti movimenti di rotazione laterale. Quest’articolazione è stabilizzata da quattro legamenti principali: il legamento collaterale esterno, il legamento tibio-peroneale anteriore, posteriore e il legamento collaterale interno (detto anche legamento Deltoideo).
La distorsione di caviglia è uno degli infortuni più frequenti in Italia, arrivando al numero di ben 5000 al giorno, con un incidenza del 51% nella pratica di attività calcistica. Nei soggetti di età inferiore ai 40 anni, l’incidenza di questo tipo di infortuni è molto più elevata nel sesso maschile, mentre si inverte la tendenza, diventando predominante nelle donne, passati i 40 anni. Il trauma si crea generalmente per un movimento d’inversione (80-90% dei casi), che porta la pianta del piede a ruotare internamente, mentre è molto più raro un trauma in eversione (1-10% dei casi), che porta la pianta del piede a ruotare esternamente
Nel trauma in inversione è colpito il compartimento dei legamenti collaterale esterno, il legamento peroneo astragalico anteriore e quello posteriore. I traumi in eversione creano lesioni a carico del legamento Deltoideo. Generalmente la distorsione è causata da un trauma a seguito di un contrasto, un’instabilità dovuta a una precedente lesione, un appoggio del piede non corretto, un terreno di allenamento/gioco sconnesso, ricaduta dopo un salto, calzature non adatte all’attività fisica praticata, allenamento insufficiente e mancanza di riscaldamento.
Le distorsioni possono generare due tipi diversi di conseguenze a livello articolare:
- Lassità articolare, con lesioni capsulari, distensioni e lacerazioni dei legamenti che comportano un’escursione articolare oltre i limiti fisiologici.
 - Instabilità articolare, avvertita come una sensazione di cedimento dell’articolazione durante il gesto sportivo e imputabile ad una rottura (totale o parziale) di uno o più legamenti
 
È possibile classificare le distorsioni di caviglia in 4 differenti gradi a seconda della loro gravità e delle strutture colpite:
- Grado 0, in cui non c’è nessuna rottura dei legamenti. L’indolenzimento è presente solamente per pochi giorni .
 - Grado 1, rottura di un solo legamento, generalmente il peroneo astragalico anteriore. Il tempo di recupero è di circa due settimane.
 - Grado 2, rottura di due legamenti, generalmente peroneo astragalico anteriore e peroneo calcaneare. Il tempo di recupero varia tra i quindici giorni e un mese e mezzo.
 - Grado 3, rottura di tre legamenti, generalmente a quelli del secondo grado si aggiunge il peroneo astragalico posteriore. Essendo questa una lesione grave, spesso richiede un intervento chirurgico e i tempi per il recupero vanno da un mese e mezzo ai tre mesi
 
Calcio e salute, sintomi e trattamento della distorsione
I sintomi, per quanto possono differire in intensità a seconda del gradi di lesione, sono: dolore nella zona anteriore del malleolo esterno o interno, tumefazione modesta o cospicua con versamento a livello periarticolare (legati alla rottura della piccola arteria che passa sopra il legamento peroneo astragalico anteriore), limitazione nei movimenti dell’articolazione e instabilità associata a dolore quando viene caricato il peso sull’arto colpito.
Il trattamento, non appena subito il trauma, prevede la sospensione immediata dell’attività sportiva, applicazione di ghiaccio per 15 min, un bendaggio compressivo e mantenere l’arto sollevato (protocollo RICE). Nonostante questo protocollo metta in sicurezza l’articolazione, al fine di escludere fratture ossee concomitanti (possibili nei casi più gravi), si consiglia di fare una lastra (RX) e non appena il gonfiore sarà diminuito, una risonanza magnetica (RMN) per valutare l’effettivo grado di lesione dei legamenti. Superato il momento acuto, è sempre consigliabile l’uso di un tutore che stabilizzi l’articolazione e consenta il solo movimento di flesso-estensione.
La fisioterapia in una prima fase ha lo scopo di limitare il dolore e ridurre l’edema dei tessuti molli sfruttando terapie fisiche come la tecarterapia e la laserterapia. Affiancate a queste, sono importantissime le tecniche di terapia manuale, come il linfodrenaggio, la mobilizzazione passiva, e la terapia manuale ortopedica. Queste tecniche servono per recuperare il Range of Motion (grado di movimento) e limitare l’edema dei tessuti, insieme all’applicazione di kinesio taping e bendaggi specifici. Una volta recuperata l’articolarità, si passa in una seconda fase dove si va a recuperare il tono-trofismo muscolare, ripristinare il controllo propriocettivo e della kinestesia. In questa fase saranno quindi eseguiti esercizi per il rinforzo della muscolatura che stabilizza la caviglia in tutti i suoi movimenti, mediante l’utilizzo di speciali elastici ed esercizi di propriocezione su specifiche piattaforme. Il fine è di recuperare il miglior controllo possibile dell’articolazione. La riabilitazione propriocettiva è importantissima poiché previene l’insorgenza di nuovi infortuni.
L’ultima fase del trattamento fisioterapico prevede una riabilitazione sport specifica e il ritorno “sicuro” in campo.
Calcio e Salute, la distorsione di caviglia










