Calcio e Salute, trattamento e prevenzione della lombalgia
Nuovo appuntamento con Calcio e Salute speciale a cura del fisioterapista Alessandro Diomedi. Nella rubrica odierna si concentrerà su una delle problematiche di rilevanza per sportivi e nello specifico calciatori. Buona lettura
Voce numero uno sul fronte della spesa sanitaria nazionale, si calcola che l’80% delle persone abbia sofferto almeno una volta nella propria vita di questo problema.
La lombalgia è uno dei sintomi più diffusi nella popolazione insieme alle cefalee, in particolar modo nel calcio. Negli ultimi tempi, sia a livello professionistico che amatoriale, il ritmo e il livello di gioco sono sempre più alti, costringendo i giocatori a sottoporre il proprio fisico a stress importanti. Il corpo però non è allenato per gestire questi carichi di lavoro ed ecco che esce fuori quel fastidioso dolore nella parte bassa della schiena che a volte può durare anche per giorni.
Le cause della lombalgia
Le cause di questo problema sono da ricercare nei movimenti propri del calcio. Essendo questo sport generalmente asimmetrico, è necessario attivare varie catene muscolari la cui inserzione avviene a livello del bacino, ed è proprio questa asimmetria a generare degli squilibri muscolari che portano a posture errate e al conseguente dolore.
Ma quali sono i principali muscoli coinvolti in questa patologia?
Primo fra tutti troviamo il muscolo ileo-psoas. Questo grande muscolo parte dalle vertebre lombari e dalle creste iliache, attraversa il bacino e si attacca a livello del femore sul piccolo trocantere. Funzione principale di questo muscolo è la flessione d’anca e della colonna. Oltre a queste, aiuta a stabilizzare la parte bassa della schiena (lombare) durante il movimento del calcio. Un suo squilibrio a favore dello stesso muscolo ma del lato opposto provoca una rotazione delle vertebre lombari con conseguente dolore.
Un altro gruppo di muscoli indiziati è il gruppo dei lunghissimi del dorso (erettori spinali). Andando a stabilizzare la colonna durante la corsa e consentendo la coordinazione durante le azioni di gioco, risentono dei microtraumi causati dai terreni duri e sintetici, contraendosi e generando dolore.
Prevenzione e trattamento
La prevenzione, soprattutto a livello professionistico, è ormai diventata parte integrante dell’allenamento mentre è ancora carente a livello amatoriale. È molto importante fare esercizi di core training abbinati alla propriocezione (mediante l’utilizzo di pedane destabilizzanti) e lavorare sulla coordinazione di movimenti tipici del calcio in modo da creare meno squilibri possibile.
Il trattamento, una volta instauratosi il problema, prevede in un primo momento la sospensione dall’attività sportiva e l’assunzione di un FANS. Se entro 2/3 giorni si risolve la situazione, è possibile tornare in campo, chiedendo prima consigli ad un fisioterapista o ad un fisiatra sulle misure da mettere in pratica per non ricadere nuovamente nell’infortunio. Se invece il dolore persiste, è bene rivolgersi ad un fisioterapista, che dopo un’accurata valutazione tratterà il paziente con tecniche di terapia manuale e posturale Mézières per distendere la muscolatura contratta. In un secondo momento si passerà ad un programma di specifici esercizi per ribilanciare le catene muscolari e soprattutto gli schemi motori usati durante lo sport.
È importante non sottovalutare il mal di schiena e attivarsi fin dall’inizio nel migliore dei modi.










